A 14 anni dall'abbandono della serie, "L'ultimo caso del signor Monk: A Monk Movie" - una versione cinematografica dello show di USA network realizzata sinergicamente per il servizio di streaming gemello Peacock - non solo riflette il passare del tempo ma inventa una scusa credibile per riunire la banda. Divertente, sentimentale e come sempre sostenuto dal "detective difettoso" di Tony Shalhoub, è un degno seguito che va oltre il semplice esercizio nostalgico. - 'L'ultimo caso del signor Monk' fa rivivere il detective germanofobico, ora che siamo tutti lui
Per cominciare, questo film di 90 minuti incorpora l'impatto di Covid, che, come qualcuno ha notato, ha trasformato il resto del mondo in una versione che usa il disinfettante per le mani del personaggio del titolo. Se gli si dice "Tutti sono te", Shalhoub risponde: "Lo odieranno".
In effetti, Adrian Monk non è sorprendente che odi la pensione, che si impegni in lunghe conversazioni con la sua defunta moglie (Melora Hardin) e che lotti per tenersi insieme. Fortunatamente, il creatore della serie Andy Breckman trova un motivo credibile e personale per farlo uscire dalla pensione, con l'aiuto della vecchia squadra, tra cui Stottlemeyer (Ted Levine), Disher (Jason Gray-Stanford) e l'ex assistente Natalie (Traylor Howard), la cui decisione di andare avanti viene naturalmente trattata come un atto di tradimento.
Per quanto riguarda l'obiettivo, James Purefoy è il co-protagonista nei panni di un miliardario che vola a razzo e che potrebbe avere poche remore a eliminare qualcuno che viene percepito come una minaccia alla sua vita viziata e privilegiata. Sebbene non sia un'idea nuova (i miliardari cattivi sono diventati una dozzina nelle fiction televisive), è un motivo sufficiente per un uomo che, come si è detto, ha risolto 140 omicidi, per portare il suo totale a 141.
Come nella serie, gli aspetti della storia legati al "chi" e al "come" rimangono secondari rispetto al semplice piacere di vedere Monk, con tutte le sue stranezze e i suoi tic dovuti al suo disturbo ossessivo-compulsivo e a varie fobie, cercare di gestire cose semplici che la maggior parte di noi dà per scontate.
"Monk" era uno dei tanti detective con una differenza durante il suo periodo di massimo splendore, Sherlock Holmes con una dose extra di nevrosi e un elevato grado di difficoltà. Shalhoub ha vinto tre Emmy per questo ruolo e, se il film per la TV ha ancora una possibilità contro le serie limitate più sgargianti, potrebbe voler rispolverare il suo smoking de "La meravigliosa signora Maisel".
Anche creare un veicolo per riprendere tutto questo è difficile, ma "L'ultimo caso del signor Monk" riesce a farlo sembrare relativamente facile. E sebbene il titolo affermi (o almeno sottintenda) che questo è l'addio di Monk, vista la disinvoltura con cui Shalhoub e compagnia vi rientrano, Peacock farebbe bene a tenere in serbo qualche litro in più di disinfettante per le mani.
"L'ultimo caso del signor Monk: A Monk Movie" debutta l'8 dicembre su Peacock.
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Fonte: edition.cnn.com