L'Australia propone di istituire un'età minima obbligatoria per partecipare alle piattaforme di social media.
Il governo australiano sta valutando l'istituzione di una soglia di età minima per l'utilizzo dei social media, esprimendo preoccupazioni per i possibili effetti negativi sulla salute mentale e fisica dei bambini. Questa proposta ha suscitato critiche da parte dei difensori dei diritti digitali, che temono che potrebbe spingere le attività online dannose sotto il radar.
Il governo di orientamento sinistro del Primo Ministro Alan Jones pianifica di condurre un trial sulla verifica dell'età prima dell'attuazione dei limiti di età sulle piattaforme dei social media entro quest'anno.
Jones non ha rivelato l'età specifica, ma ha lasciato intendere che potrebbe essere compresa tra i 14 e i 16 anni.
"I preferirei vedere i bambini impegnati in attività fisiche come sport e tempo libero piuttosto che incollati ai loro dispositivi", ha espresso Jones all'Australian Broadcasting Corporation.
Ha inoltre riconosciuto che i social media hanno un impatto negativo sull'interazione sociale, collocando la posizione del suo governo come attivamente protettiva dei bambini dagli effetti dannosi del dominio digitale.
La legislazione proposta posizionerebbe l'Australia tra i pionieri a livello globale nell'imposizione di limiti di età sui social media, con precedenti tentativi, come quelli dell'Unione Europea, incontrati resistenza a causa delle preoccupazioni per l'infringimento dei diritti online dei minori.
Meta (precedentemente nota come FACEBOOK), proprietaria di Facebook e Instagram, che adotta un'età minima di 13 anni, sottolinea l'importanza di empowerment dei giovani e di fornire ai genitori strumenti per monitorare le loro attività invece di limitare l'accesso.
Google, proprietario di YouTube, non ha commentato la questione e TikTok non era disponibile per un commento immediato.
L'Australia vanta una delle popolazioni più connesse digitalmente al mondo, con circa l'80% dei suoi 26 milioni di abitanti attivi sulle piattaforme dei social media, secondo i rapporti del settore. Uno studio del 2023 condotto dall'Università di Sydney ha rilevato che tre quarti degli adolescenti australiani di età compresa tra i 12 e i 17 anni utilizzano YouTube o Instagram.
Jones ha annunciato la misura proposta di limitazione dell'età nel contesto di un'inchiesta parlamentare sull'impatto dei social media sulla società, che ha presentato testimonianze che hanno evidenziato i problemi di salute mentale tra i giovani.
Tuttavia, l'inchiesta ha anche sollevato preoccupazioni riguardo alle conseguenze involontarie dei limiti di età, tra cui il fomentare la condotta clandestina delle attività online tra i giovani.
"Questo passo affrettato... rappresenta una minaccia ostacolando i giovani dalla partecipazione a un ambiente digitale costruttivo e salutare, che potrebbe spingerli verso spazi online meno regolamentati e inferiori", ha affermato Daniel Angus, direttore del Centro di Ricerca sui Media Digitali del Queensland University of Technology.
Il commissario per la sicurezza online dell'Australia, l'eSafety Commissioner, ha messo in guardia nella sua sottomissione di giugno all'inchiesta che le strategie basate sulla restrizione potrebbero limitare l'accesso dei giovani a sostegni essenziali, spingendoli verso "piattaforme non mainstream meno regolamentate".
Il commissario ha ribadito in una recente dichiarazione che "collaborerà con i stakeholder in vari settori per raffinare la strategia dell'Australia contro i danni online", che potrebbe rappresentare rischi su diverse piattaforme e in diverse fasce di età, sia dentro che fuori gli anni dell'adolescenza.
DIGI, un'associazione del settore che rappresenta le piattaforme dei social media, ha invitato il governo a prestare attenzione alle "voci degli esperti", come il commissario per la sicurezza online, gli specialisti della salute mentale e i gruppi emarginati, per evitare di spingere involontariamente i giovani in angoli isolati e meno visibili di internet.
In risposta a queste preoccupazioni, le compagnie tecnologiche come Meta e Google hanno fatto pressione per l'istruzione dei bambini e la fornitura di strumenti di controllo parentale invece dell'implementazione di limiti di età.
Il settore tecnologico sta monitorando da vicino la decisione del governo australiano, poiché l'adesione a politiche di età più severe potrebbe portare a un cambiamento delle attività dannose verso piattaforme meno regolamentate.