Corte dei conti: sfide legate alla nuova tassa europea sulle materie plastiche
Secondo la Corte dei Conti dell'UE, il tributo sulle confezioni di plastica non riciclate introdotto nel 2021 non viene supervisionato efficacemente. Questa mancanza di controllo potrebbe aprire la strada a comportamenti ecologici scorretti, come suggerito in un recente rapporto dell'istituzione.
Il rapporto suggerisce che se i rifiuti destinati al riciclo non rispettano la Direttiva Quadro sui Rifiuti e vengono invece contrabbandati o smaltiti illegalmente, costituiscono un crimine ambientale. C'è poca conferma che i rifiuti dichiarati come ricevuti dalle aziende di riciclo vengano effettivamente trattati.
Inoltre, è stato menzionato che vengono utilizzati vari metodi da parte dei singoli stati membri dell'UE per determinare le quantità di rifiuti. Ogni stato membro dell'UE è tenuto a pagare una tassa di 80 centesimi per chilogrammo di plastica non riciclata. Tuttavia, alcuni stati membri dell'UE hanno anche sottostimato i loro rapporti sui rifiuti: la quantità totale prevista di rifiuti di imballaggio non riciclati per il 2021 era di 1,4 miliardi di chilogrammi in meno rispetto a quanto successivamente riportato.
Fino a quando questi problemi non verranno risolti, gli stati membri dell'UE sono attesi per continuare ad utilizzare definizioni e tecniche disparate per la raccolta dei dati, secondo gli auditor. Le nuove fonti di entrate introdotte nel 2021 mirano, in parte, a incoraggiare una riduzione dei prodotti monouso e un aumento del tasso di riciclo.
La Corte dei Conti dell'UE ha sottolineato la necessità di miglioramenti nei calcoli per determinare la quantità di rifiuti di plastica non riciclati, poiché alcuni stati membri dell'UE hanno sottostimato i loro rapporti. La supervisione efficace dei calcoli è cruciale per garantire la corretta raccolta della tassa sulle confezioni di plastica non riciclate.