Attacchi a depositi di armi e prigioni in Sierra Leone
Ignoti hanno attaccato domenica un'armeria militare e diverse prigioni nel Paese dell'Africa occidentale, la Sierra Leone. Secondo il Ministero dell'Informazione, nelle prime ore del mattino sono stati esplosi colpi di arma da fuoco contro l'armeria, che si trova vicino alla residenza del Presidente Julius Maada Bio nella capitale Freetown.
Il governo ha quindi imposto un coprifuoco a livello nazionale e ha lanciato una caccia all'uomo per trovare i responsabili. Tuttavia, la situazione è stata dichiarata sotto controllo.
Bio ha descritto l'incidente come una "violazione della sicurezza", ma ha assicurato ai suoi cittadini che la calma è stata ripristinata nel Paese e che il suo governo è "determinato a proteggere la democrazia in Sierra Leone".
In seguito, il Ministro dell'Informazione Cherno Bah ha confermato che i responsabili hanno attaccato anche diversi centri di detenzione, tra cui una prigione di massima sicurezza a Freetown. "Alcuni prigionieri sono stati rapiti dagli aggressori, mentre molti altri sono stati rilasciati", ha dichiarato Bah. Domenica pomeriggio, Bah ha dichiarato che le forze di sicurezza stavano facendo progressi nella caccia agli aggressori. "Il governo continua a mantenere il controllo e la visione d'insieme della situazione", ha dichiarato Bah. La situazione nella capitale è calma.
L'ambasciata statunitense in Sierra Leone ha condannato l'attacco "nei termini più forti". "Tali azioni non hanno alcuna giustificazione. Chiediamo la piena cooperazione con le operazioni in corso delle forze di sicurezza del governo per assicurare i responsabili alla giustizia", ha dichiarato l'ambasciata in una dichiarazione sulla Piattaforma X.
We condemn in the strongest possible terms the attempted overnight forceful seizure of Wilberforce Barracks and armory. Such actions have no justification. We urge full cooperation with government security forces’ ongoing operation to detain those responsible and strongly…
— USEmbassyFreetown (@USEmbFreetown) November 26, 2023
Anche la Rappresentanza dell'Unione Europea in Sierra Leone ha chiesto il rispetto dell'ordine costituzionale nel Paese. "Non c'è alcuna giustificazione per l'occupazione violenta delle caserme militari", ha dichiarato in un post su X.
‼️EU is concerned about news from Sierra Leone. EU calls for constitutional order to be respected. There is no justification for forceful seizure of military barracks. We strongly encourage everyone to follow the ongoing curfew. EU will continue to support all those dedicated to…
— EU in Sierra Leone (@EUinSierraLeone) November 26, 2023
La comunità di Stati dell'Africa occidentale Ecowas ha annunciato di aver "appreso con assoluto disgusto di una cospirazione... per procurare armi e turbare la pace e l'ordine costituzionale". La comunità internazionale ha ribadito la sua "tolleranza zero per i cambi di governo incostituzionali".
Alla fine di giugno, Bio è stato rieletto nonostante la grave crisi economica del piccolo Stato costiero di 8,8 milioni di abitanti. Un mese dopo, la polizia ha arrestato diversi ufficiali di alto livello per aver preparato una rivolta. La Sierra Leone, grande più o meno come la Baviera, ha vissuto una delle peggiori guerre civili in Africa dal 1991 al 2002, con decine di migliaia di morti. Nel 2014, un'epidemia di Ebola ha fatto precipitare il Paese in un'altra crisi durata anni. Da allora l'economia non si è più ripresa. Molte persone, soprattutto nelle aree rurali, vivono in condizioni di estrema povertà.
Bio, che è salito al potere due mesi dopo un colpo di Stato militare nel 1996 e ha contribuito alla transizione verso le prime elezioni libere da decenni, è venerato da molti come il "padre della democrazia moderna" del Paese. Il suo governo, in carica dal 2018, ha introdotto l'istruzione gratuita e promosso l'uguaglianza, la scienza e le infrastrutture del Paese. Allo stesso tempo, Bio è stato anche criticato per le sue azioni contro gli oppositori. Ad agosto, più di 20 manifestanti e sei agenti di polizia sono stati uccisi nella violenta repressione delle proteste da parte delle forze di sicurezza statali.
Fonte: www.dpa.com
