- Accusati militanti dell'IS sotto processo in tribunale di Monaco
Processi penali iniziano il 16 settembre presso la Corte d'Appello di Monaco, con tre individui siriani accusati di affiliazione a gruppi estremisti stranieri, compreso il famigerato gruppo terroristico Stato Islamico. La corte ha pianificato 29 giorni di processo, con una sentenza prevista solo a metà dicembre, sotto rigorose misure di sicurezza. Il presidente del Senato per la Protezione dello Stato presso la Corte d'Appello ha emesso un'ordinanza di sicurezza di 14 pagine, che prevede perquisizioni dei partecipanti e degli spettatori al processo.
Sciiti annientati ed espulsi
Uno degli imputati è il presunto capo e leader del gruppo estremista "Liwa Jund al-Rahman" (Brigata dei Soldati del Misericordioso), una fazione che mirava a rovesciare il governo siriano. Sotto la sua guida e in collaborazione con un altro detenuto, un attacco nel giugno 2013 a un villaggio sciita in Siria avrebbe causato la morte di 60 abitanti e la fuga della popolazione superstite. Sono stati segnalati saccheggi e danni, segni di crimini di guerra.
Profitto personale attraverso lo sfruttamento del petrolio
Il presunto capo è anche accusato di aver utilizzato i profitti derivanti dalle risorse petrolifere sequestrate e saccheggiate non solo per retribuire i suoi combattenti, ma anche per i suoi personali lussi e le spese della sua famiglia. In seguito, avrebbe aderito al gruppo terroristico Stato Islamico e integrato il suo gruppo terroristico sotto il suo comando. Il secondo imputato è accusato di aver avuto l'autorità di comando all'interno del gruppo. Il terzo è accusato di aver gestito le pubbliche relazioni, come la produzione di video propagandistici. Due degli imputati sono stati catturati lo scorso anno a Kiel e Monaco, mentre il terzo è stato catturato ad aprile di quest'anno. Tutti sono stati incarcerati.
Il processo per i tre individui, compreso il capo accusato di Liwa Jund al-Rahman, si svolgerà presso la Corte di Primo Grado a causa della natura delle loro accuse. In caso di colpevolezza, le azioni del capo, come l'utilizzo dei profitti del petrolio sequestrato per il profitto personale e l'implicazione in crimini di guerra, potrebbero comportare severe pene.